martedì 15 settembre 2015

La verità sul caso Harry Quebert - Joël Dicker

Costruito a tavolino

Trovo difficile recensire negativamente (come mi verrebbe di fare "d'istinto" dopo averlo terminato) un libro che si è fatto leggere in pochissimi giorni e in maniera quasi compulsiva. Infatti, di solito, se un libro richiama la mia attenzione al punto di volerlo finire ad ogni costo, al punto di voler interrompere le mie attività per portarlo a termine, tendo a valutarlo in maniera estremamente positiva: se ti aggancia così tanto, solitamente è per merito ed è molto snob ma abbastanza odioso, o intellettualmente disonesto, ignorarlo.
In questo caso però le tre stelle sono una media tra la sensazione di urgenza che mi ha dato la lettura (4) e la delusione che ne è scaturita (2): la sensazione che ho avuto, in maniera più o meno costante, è che il libro sia stato troppo costruito a tavolino per diventare un "caso editoriale". Troppi colpi di scena, costruiti quasi a scatole cinesi, col colpo di scena che smentisce il colpo di scena di due pagine prima. Il solito trucco del manoscritto, oramai un po' trito. Una certa dose di pruderie e quindicenni in calore, una spruzzata di esorcismo, l'effetto american beaty, la metascrittura, insomma un discreto accavallarsi di trucchetti accalappia-lettori e di cliché. Alla fine forse l'urgenza era dovuta alla fretta di finirlo, per poi passare ad altro?
(3 stelle ed è già parecchio)

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