lunedì 19 maggio 2008

Gomorra - il film

Sabato sera siamo andati in formazione tipo (io Raf e le due Anne) a vedere Gomorra. Che dire? Premetto che il film va in ogni caso visto, perché, come ben dice Andrea di Gomorra c'è bisogno, in qualsiasi forma, ed è difficile non guardare con sospetto chi non ha letto il libro (cito ancora Andrea: chi finora ha scelto di non leggere il libro). Detto questo devo confessare che, contrariamente ai critici della Croisette, non sono rimasto entusiasta dell'opera di Garrone. E per diversi motivi, riassumibili però in un unico concetto: non spiega.
Cosa intendo dire? Uno degli straordinari elementi di forza di Gomorra-libro è proprio che spiega tutto, che mostra l'intreccio affari della camorra-mondo degli affari "clean" (come dice un personaggio del film), che non ti lascia dubbi su chi siano e su dove abitino coloro i quali fanno affari con la camorra. Invece nel film tutto è molto sfumato, il contatto con l'imprenditore del nord che deve riciclare il denaro sporco è accennato, velato, quasi incomprensibile se non si ha letto il film. Oppure la storia del sarto (interpretato in maniera magistrale!): si deve indovinare, non è in alcun modo spiegata. E questo è male: Gomorra - libro in questo è didascalico.
In secondo luogo l'approccio del film (proprio nel suo non spiegare, nel sorvolare) rischia di fare apparire la camorra come un fenomeno endemico di Scampia o di Casal di Principe, un aspetto quasi-folkloristico eminentemente partenopeo. E questo, soprattutto in questi giorni post-elettorali è pericoloso. Voglio dire: la piazza di Casale (è ovvio se ci si pensa) non riesce in alcun modo ad assorbire gli affari dei casalesi, né per ciò che concerne gli appalti, né ovviamente per ciò che concerne la droga (per fare un esempio eclatante. Intendo dire che il mercato non può assorbire - in alcun modo - lo smercio di droga necessario alla camorra per fare affari ricchi. Il mercato sarebbe troppo ristretto. Ed allora - e si ritorna a quanto scrivevo sopra - con chi li fa la camorra gli affari? Chi gli permette di smaltire le quantità di droga sul mercato? Questo non ci viene raccontato.
L'ultimo appunto riguarda ancora il rapporto tra film e libro. Il film (che, lo ripeto, va visto) sotto molti aspetti si risolve in una specie di promozione per il libro: ti segna, si, ma soprattutto ti fa venire voglia di leggere (e questo potrebbe anche essere un bene). Il film si chiude con alcune scritte in sovraimpressione, che danno senso a quasi tutta la pellicola, ma che, ancora una volta, rimandano alla lettura del testo di Saviano.
Forse Garrone avrebbe potuto (provocatoriamente) scegliere di girare tutto il film lontano dalle Vele, lasciarle come un non detto, un basso continuo che con la propria assenza si facessero sentire, pesanti come i macigni. Invece, e su questo appunto chiudo, il mostrare con così tanta enfasi l'indiscusso ed indiscutibile regno dove la camorra spadroneggia ha permesso al narcisicmo dei boss (cresciuti, come ricorda Saviano, col mito di Scarface, non con quello di Totò u curtu...) di esaltarsi ed ingigantirsi (ed infatti nessuno ha disturbato le riprese del film - come ha fatto notare Anna).

Insomma: devo andare a vedere Gomorra? SI
Ti è piaciuto: uhm...

2 commenti:

  1. Eh già... ovviamente sottoscrivo. e grazie per tutti quei link lì al mio pezzo. L'unica cosa, non per essere pedante - come se non lo fossi! -: Servillo non è il sarto, ma il tipo che si occupa dello stoccaggio dei rifiuti! comunque, visto che me l'ero promesso, sono tornato a vederlo: rivisto è più bello, ha anche qualche risvolto divertente. La mia idea di fondo (che è poi la tua), però, non cambia di una virgola.

    RispondiElimina
  2. che figur...lo sapevo che non dovevo postare a notte fonda! Correggo ;-)

    RispondiElimina